domenica 30 dicembre 2007

Buon 2008

Un blog piuttosto lento......
L'entusiasmo non manca, la voglia anche, ma il tempo è poco.
Ma piano piano riusciremo ad essere sempre più vicini.
Per ora a tutti Voi un felice 2008 e tanta gioia e serenità.
da Alessandro e Marco:
AUGURI

mercoledì 12 dicembre 2007

Morrisey in esclusiva per la Decca




Morrissey firma in esclusiva per la Decca
Il 4 febbraio in uscita un Greatest Hits con 2 nuove canzoni



Morrissey, uno dei più interessanti talenti della musica inglese, ha firmato un contratto in esclusiva con la Decca. Dopo lo scioglimento degli Smith nel 1987, Morrissey ha intrapreso una brillante carriera solistica che lo ha reso una delle icone musicali più amate della musica inglese.

Il 4 febbraio uscirà un Greatest Hits che raccoglie i successi ottenuti in 20 anni di attività come “Every Day is Like Sunday” e il più recente “Irish Blood, English Heart” oltre a 2 nuove canzoni: “All You Need Is Me” e “That's How People Grow Up” che sarà anche il primo singolo disponibile dal 24 gennaio.
La raccolta sarà pubblicata in 4 formati: CD singolo, doppio CD in edizione limitata, vinile e in digitale.

Il lancio dell’album sarà supportato da 6 serate consecutive (21-27 gennaio) al leggendario Roundhouse di Londra dove è già stato annunciato il tutto esaurito.

Morrissey sta anche registrando un nuovo album con Jerry Finn, il producer del suo bestseller “You Are The Quarry”, che sarà pubblicato nell’autunno 2008.

Morrissey ha dichiarato “Sono felice di far parte dalla famiglia Decca e Universal e sono entusiasta dei nuovi brani e dell’album che stiamo realizzando per il 2008"


MORRISSEY - GREATEST HITS TRACKLIST
1. FIRST OF THE GANG TO DIE Morrissey/Alain Whyte
2. IN THE FUTURE WHEN ALL'S WELL Morrissey/Jesse Tobias
3. I JUST WANT TO SEE THE BOY HAPPY Morrissey/Jesse Tobias
4. IRISH BLOOD, ENGLISH HEART Morrissey/Alain Whyte
5. YOU HAVE KILLED ME Morrissey/Jesse Tobias
6. THAT'S HOW PEOPLE GROW UP Morrissey/Boz Boorer [NEW]
7. EVERYDAY IS LIKE SUNDAY Morrissey/Stephen Street
8. REDONDO BEACH Kaye/Smith/Sohl
9. SUEDEHEAD Morrissey/Stephen Street
10. THE YOUNGEST WAS THE MOST LOVED Morrissey/Jesse Tobias
11. THE LAST OF THE FAMOUS INTERNATIONAL PLAYBOYS Morrissey/Stephen Street
12. THE MORE YOU IGNORE ME, THE CLOSER I GET Morrissey/Boz Boorer
13. ALL YOU NEED IS ME Morrissey/Jesse Tobias [NEW]
14. LET ME KISS YOU Morrissey/Alain Whyte
15. I HAVE FORGIVEN JESUS Morrissey/Alain Whyte

MORRISSEY on TOUR
Gennaio
16 La Cooperative de Mai, Clermont Ferrand
18 La Laiterie, Strasbourg, La Laiterie
19 Aeronef, Lille
21-27 Roundhouse, London
30 The Dome, Doncaster
Febbraio
1 Sunderland Empire, Sunderland
2 Edinburgh Playhouse, Edinburgh
4 L'Olympia, Paris

martedì 20 novembre 2007

KOAN QUARTET


KOAN QUARTET


Questa sera alle ore 21.00

Giovanni Francesca (chitarra) e Dario Miranda (basso) dei Koan Quartet

saranno ospiti di Progresso a Ritroso, su http://www.broadcastitalia.it/,

per presentare il loro ultimo album.


Giovanni Francesca: Guitar
Gianluca Grasso: Keyboard
Dario Miranda: Bass
Aldo Galasso: Drums



“Koan Quartet” inizia a Benvento come progetto di ricerca musicale. Le diverse esperienze dei suoi musicisti sono il punto di partenza di una band che, attraverso composizioni originali, cerca costantemente nuovi scenari musicali da esplorare. Lo sviluppo dei temi, sostenuto da una forte pulsazione, si muove attraverso atmosfere jazz, rock e funky, fatte di soli ed improvvisazioni collettive. “KoanQuartet” accoglie, quale special guest di una delle tracce del loro album, Chuck Findley, trombettista di fama mondiale.
http://profile.myspace.com/index.cfm?fuseaction=user.viewprofile&friendid=113912523

Recensione di Alessandro Staiti pubblicata su Chitarre di novembre 2007
KOANQUARTET
KoanQuartet
Splasc(H)
Un progetto interessante che nasce a Benevento. Fin dal nome i KoanQuartet fanno capire di rifarsi allo Zen – millenaria pratica orientale che ispira anche la ricerca musicale di Giovanni Francesca (chitarra), Gianluca Grasso (tastiere), Dario Miranda (basso) e Aldo Galasso (batteria e percussioni). Un quartetto che spazia agevolmente e con ammirevole virtuosismo tra jazz, rock, e funk per dar vita a otto gradevolissime composizioni originali, influenzate profondamente da modi e atmosfere dei prolifici anni Settanta. È un funk molto elettrico quello di “Pulsar” che apre il CD con energica espressività. La chitarra di Francesca, molto originale e impeccabile (ricorda spesso McLaughlin), regala fraseggi di gusto con note sostenute e veloci, non disdegnando pause e riflessioni ricche di pathos. L’alternanza di pieni e vuoti conferisce grande intensità alle composizioni. Veramente bella “Nodo alla gola” con uno splendido interludio segnato dalla prolifica ritmicità di basso e batteria. Dolcissima “Ravionzel”, anticipa il jazz-rock serrato di “Demoni meridiani e notturni”, impreziosita dal sax ospite di Luciano Ciaramella. Raffinatissima anche “Notturno”, che regala alla tromba il talento della guest star Chuck Findley. Molto suggestive “Dream”, “Orient” e la conclusiva “Mal d’estro.
Alessandro Staiti

domenica 21 ottobre 2007

Non è la nostra "missione" ma....... Franco Levi e Internet

Non è quello per cui siamo nati e parlare di politica proprio mi pesa ma .....
Seguire il blog e parlare di musica e delle radio libere non è facile per chi, come me e molti altri, ha un lavoro e una famiglia da seguire.
Il tempo è poco e, ad esempio, mi sono accorto che era trascorso oltre un mese, a metà ottrobre, dal mio ultimo post.
Ma sapevo che il blog era disponibile appena la voglia (e un pochino di libertà) si fosse manifestata.
Ora vi è un qualcosa che minaccia tutto questo.
E la beffa è che sono un'elettore convinto (ancora oggi) di questo governo......
"Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo. La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro. I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video. L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete. Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog? La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile. Il 99% chiuderebbe. Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura. Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà (ad esempio - nota dell'estensore) il blog di Beppe Grillo risponde: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”. Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei Ministri, i responsabili. Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia."

tratto dal blog di Beppe Grillo (che non apprezzo e mi son permesso di tagliare le parti offensive)

Per quanto possibile fate girare.

Marco Zacchia

martedì 16 ottobre 2007

The Great Deceiver

Salve a tutti,
questa sera su
http://www.broadcastitalia.it/
alle ore 21,00 circa (minuto più, non certo meno) speciale di
Alessandro Staiti e, indegnamente, Marco Zacchia
su: The Great Deceiver - King Crimson
Ovviamente parleremo della ristampa....
Vi aspettiamo tutti in ascolto.
Ricordate che basta entrare nel sito e cliccare sul bottocino rosso con scritto "On Air" e... visitate il sito...
Ciao.

lunedì 17 settembre 2007

Omaggio a Joe Zawinul


Domani, martedì 18 settembre 2007, ad una settimana dalla scomparsa di Joe Zawinul, dedicheremo al grande Maestro una puntata di "Progresso a Ritroso".

Potrete ascoltare la trasmissione in diretta su http://www.broadcastitalia.it/ a partire dalle ore 21,00 e in replica il giorno successivo alle ore 10,00.

Vi ricordo che, aperto il sito, per ascoltare la trasmissione basta cliccare su On Air.


Questa la scaletta:

Periodo ante Miles Davis
01 - Cannonball Adderley Quintet - Mercy, Mercy, Mercy
Periodo Miles Davis:
02 - Miles Davis - In A Silent Way (Rehearsal)
03 - In A Silent Way
Periodo W R elettrico
04 - Orange Lady
05 - American Tango
Periodo W R Soul – Fusion
06 - Black Market
07 - Birdland
Un momento Live
08 - A Remark You Made
Il dopo….
09 - Black Water


In studio Raniero Ruberti e Marco Zacchia.

Buon ascolto a tutti.

E ancora una volta:

Grazie Joe


sabato 15 settembre 2007

"FUGA A TRE" - Musica Non Facilmente Catalogabile

Comunicato del direttore artistico

“FUGA A TRE”
“musica non facilmente catalogabile”

L’improvvisazione è una vera e propria nuova lingua, c’è chi se la canta poi la scrive e l’esegue, c’è chi ha studiato duramente il metodo, “la grammatica”, e chi da autodidatta ha imparando per lo più ad orecchio, e magari pur non avendo un’intonazione perfetta sullo strumento riesce a farne un utilizzo estremamente creativo per aver interiorizzato in maniera singolare quel linguaggio, (ricordo che il jazz è stato inventato da chi non sapeva leggere una partitura). Il mio modo di fare musica sicuramente rientra nell’ambito della musica improvvisata perché la mia forma canzone è senza schemi, senza progressioni armoniche preordinate e il più delle volte le melodie non sono scritte ma nascono spontanee come movimenti liberi, variano ad ogni concerto e ad ogni registrazione.
L’idea di “Fuga a tre” mi venne a marzo di quest’anno nella pausa sigaretta in stazione di servizio su una delle tante autostrade del mio tour “Lo scatto tattile”, disco presentato appunto in trio. La formazione in trio costringe, anche per mantenere l’attenzione del pubblico, a una varietà di tempi e tonalità, a un approccio diverso all’ improvvisazione poiché ci si poggia di meno sulla composizione e gli arrangiamenti. Quindi mi dicevo, non voglio essere un attore in compagnia di giro, la musica è libertà, esaltazione e non è un mestiere, di certo non è il ripetere con precisione maniacale lo stesso concerto ogni sera uguale, è una condizione dell'anima, è perdizione, non è la quantità di prove che conta ma la giusta scelta dei musicisti e poi il feeling cresce con il pubblico in sala, un errore è molto meno grave di una banalità. Ecco dicevo vorrei, io che mi sono formato nei favolosi anni ’70, che la caratteristica dei miei concerti possa restare quella di coniugare partiture scritte e improvvisazione in maniera dinamica, sempre spiazzante. Ci sono in Italia e in Europa, oltre ai soliti grandi nomi del jazz, un pullulare di grandi artisti spesso inadatti a gestire una carriera, essendo la musica improvvisata ricettacolo di uomini ed artisti dalla singolare e spesso controversa diversità, quindi ho pensato di proporre in cartellone forti personalità artistiche controcorrente, la cui musica, sia per l’incidere delle radici di provenienza che per lo sguardo al sociale, non è spesso facilmente catalogabile.
Inoltre ho ritenuto di integrare tra i nomi più noti, musicisti, molto validi, sconosciuti anche al pubblico romano. “Fuga a tre” prova a scavare negli archivi della musica dei giorni nostri per mettere in luce la grande varietà stilistica e di contenuti nell’opera di certi musicisti, e questo nell’ epoca in cui gli artisti più irriducibili tendono al conformismo. (Ennio Rega)
In collaborazione con il Gruppo Cremonini, con il patrocinio della Provincia di Roma ed il sostegno Imaie la “Scaramuccia Srl” presenta presso la Sala Trevi di Roma


“FUGA A TRE”
(dal canto gregoriano al Free Jazz)
Viaggio nell’arte dell’improvvisazione
dal 5/11 al 12/11/2007

Direzione Artistica: Ennio Rega
Organizzazione Generale: Carla di Francesco

Sala Trevi,
Vicolo del Puttarello 25
00187 Roma

Orario d’inizio concerti: ore 21
Ingresso: 5 Euro (concerto) – 10 Euro (concerto + aperitivo)

La rassegna “Fuga a tre” propone otto eventi musicali diversificati, in concerto formazioni in trio provenienti da varie regioni d’Italia e d’Europa, a fare da trait d’union è il linguaggio dell’improvvisazione, che non è patrimonio esclusivo del jazz. La musica improvvisata, in cui si ritrovano i principi naturali del fare musica, è una pratica che risale alle origini, con la codifica gregoriana della musica sacra ed è fortemente presente nel vasto repertorio delle fughe di Bach, poi solo successivamente trascritte su spartito.
In questa prima edizione di “Fuga a tre” i generi musicali proposti vanno dalle forme originali di rilettura della musica classica alla contaminazione jazzistica della musica etnica, dal jazz sperimentale al jazz più classico, dalla fusion alla musica elettronica. Oscillando tra scrittura e improvvisazione le esibizioni dei grandi artisti ospiti della rassegna fungeranno da stimolo per valorizzare il potenziale comunicativo presente nello spettatore, nell’attimo in cui deciderà di mettere in gioco la propria identità musicale. “Fuga a tre” nasce per sottolineare con forza il valore culturale della contaminazione e della “imprevedibilità” nel dialogo musicale e rappresenta, nel dilagare del conformismo e superficialità dei giorni nostri, una proposta formativa ed educativa da innestare nel potenziale creativo delle nuove generazioni.

Info: www.scaramuccia.org
scaramuccia@scaramuccia.org Tel 0645420838

Ufficio stampa: Elisabetta Castiglioni
Tel/Fax 06 3225044 – Cell 328 4112014
elisabetta@elisabettacastiglioni.com
www.elisabettacastiglioni.com



“FUGA A TRE”
Viaggio nell’arte dell’improvvisazione

I L P R O G R A M M A



5 nov. lun.= WORLD
MOHSSEN KASIROSSAFAR (Iran)
SARAWAN-tamburi d'Iran
Simonetta Imperiali: zarb, daff
Luigi Marino: zarb, daff
Mohsen Kasirossafar: zarb, daff, voce

8 nov. Giov.= ELETTRONICA
FRANCESCO D’ERRICO (Campania)
Slow food music3
Francesco D’Errico: pianoforte e live elttronics
Daniele Esposito: contrabbasso
Salvatore Tranchini: batteria

9 nov. ven. = ETNO/JAZZ
LUTTE BERG Ensemble (Svezia/Italia)
Lutte Berg: chitarra, ch.fretless
Alessandro Gwiss: pianoforte,tastiere,live electronics
Luca Pirozzi: basso elettrico contrabbasso
- Aprono il concerto i napoletani SERPENTE NERO = BLUES (Alfredo Vitelli: chitarra - Eugenio Lucrezi: basso, voce - Geremia Terno: batteria) con il progetto Blues talks / talkin' blues.

10 nov sab. = CLASSICA
FRANCESCO VENERUCCI (Lombardia)
Goldberg "InJazz" Suite
Francesco Venerucci: pianoforte
Alessandra d'Andrea: flauto in do, in sol e ottavino
Daniele Basirico: basso elettrico e contrabbasso
- Apre il trio del pianista LORENZO DI LORENZO = FREE JAZZ (Lorenzo Di Lorenzo: pianoforte - Manuel Timperi: basso - Alessandro Grasso: percussioni)

11 nov. dom.= FOLK/JAZZ
ROCCO DE ROSA (Lucania)
Rocco De Rosa: pianoforte
Pasquale Laino: fiati
Antonio Franciosa: percussioni

12 nov. lun.= POPOLARE(greco-balcanica, araba, indiana e persiana)
CARLO COSSU (Puglia)
Balkan Free
Carlo Cossu: violino, viola, dejeridoo, canto armonico
Angelo Olivieri: tromba
Antonio Iasevoli: chitarra

mercoledì 12 settembre 2007

Roberto Cecchetto - Giovanni Maier / Blues Connotation

Uno dei compiti che le Radio Libere svolsero era quello
di far conoscere la musica che, come dicevamo in voce all'epoca, "usciva".
Paradossalmente quell'essere "liberi" aiutò non poco i
produttori e l'industria discografica a crescere e trovare nuovi
mercati.
Ma non è questa apparente contraddizione che ci
interessa.
Ci interessa riprendere quel percorso di presentazione di
"nuova" musica, di quella che ci piace.
Ed è per questo che dedicheremo nel nostro blog parecchio
spazio a recensioni di lavori di oggi.
Ed ecco un'interessante novità:
Roberto Cecchetto - Giovanni Maier
Blues Connotation

Artesuono

Roberto Cecchetto (chitarra) e Giovanni Maier (contrabbasso) suonano insieme da oltre 15 anni, dai tempi dell’Electric Five di Enrico Rava. Nel 2003 hanno iniziato l’avventura in duo con l’ottimo Slow Mood. Blues Connotation prosegue nell’esplorazione di territori dell’improvvisazione ancora poco valorizzati nella loro intensità e potenzialità. Con un linguaggio che coinvolge i sentimenti e le emozioni, e non scade mai nel calligrafismo estetizzante, caratteristico di certo manierismo virtuosistico, soprattutto in ambito jazz. Né ripercorre atmosfere, stili o modelli di riferimento, ma con un piglio raffinato – quasi esoterico - lega con un forte senso di dinamica continuità l’intero progetto. Si passa così dal mood rarefatto di “Lutati” (nell’incipit evoca sonorità country) alle sgambature tipicamente blues della title track, veramente notevole. Il suono della chitarra di Cecchetto, che passa con disinvolta efficacia dall’acustica all’elettrica (come in “Prometeus”), conserva uno stile personale molto gradevole, sporcato ad arte con una lieve distorsione e impreziosito da pennellate di effetti, sposando magicamente il contrabbasso di Maier. Anche quando in “Genesi” l’aria si infiamma di pathos: Cecchetto celebra Hendrix mentre Maier imbraccia l’arco evocando deflagrazioni primordiali. L’atmosfera è tesa anche in “Tell Me Why” mentre “C’est La Vie” torna allo swing. Intenso il lirismo di “Riverscape” e “Cyclop’s Dream” che chiudono il CD con un tocco di dolcezza davvero raffinato.
Alessandro Staiti

martedì 11 settembre 2007

MORTO JOE ZAWINUL




MORTO JOE ZAWINUL



Giunge violenta e improvvisa la notizia della morte di Joe Zawinul. Siamo senza parole. Possiamo solo dire che dedicheremo una trasmissione di "Progresso a Ritroso" al maestro.

Proprio ieri ascoltavo quello che viene considerato il suo primo album solista (Zawinul - 1970) in cui presentava, da autore, una sua già famosa composizione: "In a Silent Way".

Si disse, all'epoca, che quell' interpretazione fosse stata incisa in contrasto con quella che Miles Davis aveva curato nell'omonomo album (album seminale della cosidetta "svolta elettrica nel Jazz") e da Zawinul non particolarmente amata.

Il figlio ha così ricordato il padre:

"Joe Zawinul nacque il 7 giugno 1932 nella sua vita terrestre ed è nato l'11 settembre 2007 nella sua vita eterna"

Ci sembra un bel epitaffio.


Grazie Zawinul.




Marco

Tornano i Deep Purple


DEEP PURPLE IN CONCERTO

Sabato 10 novembre - ore 21 – PALABAM di Mantova

Continuano i grandi concerti del Mantova Live, la tradizionale rassegna di concerti di prestigio organizzata da Mantova.com e l’associazione Amica, in collaborazione con il Comune di Mantova.Sabato 10 novembre si esibiranno i Deep Purple al Palabam (ore 21).

Infoline tel 0376 224599- Fax 0376 366111
e-mail:
Torna in Italia il ''Rapture of the Deep - Europe 2007 Tour'' della band che oggi vive una seconda giovinezza. Ian Gillan, voce, Ian Paice, alla batteria e Roger Glover, al basso sono accompagnati da Steve Morse, alla chitarra e dal funambolico Don Airey, alle tastiere. Nel live non mancheranno i brani diventati leggendari, quando ancora echeggiavano i riff della chitarra di Ritchie Blackmore: Black Night, Hush, Woman from Tokyo e Smoke on the Water. E’ loro il live probabilmente più famoso di questo genere musicale, il “Made in Japan”.Che si traduce in un doppio album dal vivo, dalla qualità artistica eccezionale e vero riferimento della storia del rock. Una generazione intera accorre ad ascoltarli. La band si esibisce senza risparmiarsi sui plachi di tutto il mondo. E’ il 1968 quando Rod Evans, Nick Simper, Jon Lord, Ritchie Blackmore e Ian Paice debuttano con "Shades of Deep Purple". Il vero successo arriva, però, con “Deep Purple in Rock”, uscito nel 1970. E’ il primo lavoro di sperimentazione che segna il passaggio al rock molto duro, sullo stile dei Led Zeppelin, voluto e inseguito da Blackmore e Glover. E’ la corsa vera e propria all’hard rock, ai giri di blues riprodotti nei singoli “Speed King”, Child in Time” e “Black Night”. L’anno successivo la conferma arriva con “Fireball”, mentre è il 1972 quando il singolo, il classico del rock, “Smoke on the water” (ispirato all'incendio del Casino di Montreux che distrusse l'intera strumentazione di Frank Zappa e i The Mothers of Invention) proietta ai vertici delle classifiche l’album “Machine Head”. Negli anni successivi al tour mondiale “Made inJapan”, in cui il gruppo spende molte energie, si consumano litigi, abbandoni, sostituzioni e album che non eguagliano i successi precedenti. “Who Do We Think We Are” (che esce nel 1973) si rivela un album deludente, tanto che Ian Gillan lascia il gruppo per intraprendere la carriera solista. E’ rimpiazzato da David Coverdale. Nel 1974 ad andarsene è Glover. Al suo posto entra nella band Glenn Hughes. Anche Ritchie Blackmore lascia il gruppo per dar vita ai Rainbow. Il nuovo chitarrista Tommy Bolin, morirà di overdose nel 1976. E’ l’anno del declino dei Deep Purple e il loro scioglimento.I musicisti maturano esperienze in altri gruppi, fino a ritrovarsi, nel 1984, per dar vita alla “Mark 2 line-up” per la realizzazione di “Perfect Strangers”, premiato da critica e pubblico.E’ il settembre del 1999 quando i Purple, con Steve Morse alla chitarra, ritornano alla Royal Albert Hall di Londra per incidere nuovamente con l'orchestra sinfonica quel capolavoro uscito circa trent'anni fa.

martedì 4 settembre 2007

Jakko M. Jakszyk - Una bella recensione


In attesa di commentare le nostre trasmissioni, cogliamo l'occasione per scrivere e condividere con voi alcune impressioni musicali.

Nel corso della nostra ultima trasmissione di "Progresso a Ritroso" su http://www.broadcastitalia.it/ abbiamo fatto ascoltare Jakko M. Jakszyk chitarrista della 21 Century Schizoid Band e il ritorno degli ascoltatori è stato entusiastico.

Ecco una bella recensione........


Ringraziamo la rivista "Chitarre" ed invitiamo tutti a dare un'occhiata a questo bel periodico.


Recensioni di Alessandro Staiti pubblicate su Chitarre n. 254 di aprile 2007

Jakko M. Jakszyk
The Bruised Romantic Glee Club
Iceni

21st Century Schizoid Band
Pictures Of A City: Live In New York
Iceni

Jakko M. Jakszyk - eccellente chitarrista e cantante – si è fatto notare negli anni Novanta con i Level 42 di Mark King, ma le sue preziose collaborazioni di estendono ai Rapid Eye Movement (conDave Stewart e Pip Pyle), Dizrhythmia, e The Lodge (con John Greaves e Peter Blegvad degli Henry Cow). Jakko nasce a Londra come Michael Lee Curran l’8 giugno del 1958 da Peggy Curran e da un ignoto pilota americano. A 18 mesi viene adottato dagli emigranti Norbert e Camille Jakszyk. È sposato con la modella Amanda Giles, figlia del leggendario Michael Giles, batterista dei King Crimson e per breve tempo della 21st Century Schizoid Band. Parte di questa tormentata autobiografia viene raccontata nell’ultimo, splendido e imperdibile doppio album di Jakko, The Bruised Romantic Glee Club, impreziosito dai contributi di Mel Collins, Peter Sinfield, Robert Fripp, Hugh Hopper, Dave Stewart, Ian McDonald, Ian Wallace, John Giblin, Clive Brooks, Danny Thompson, Mark King, Pandit Dinesh e Gavin Harrison. Now, il primo CD, contiene tutte composizioni originali di Jakko. È il presente, appunto, costruito su robuste e complesse tessiture strumentali che rimandano al prog (stupenda proprio la title track, con folate di mellotron e gli imperdibili fiati di Collins) e al jazz (bellissima “Catley’s Ashes”, già ascoltata in una differente versione nel primo album della 21st CSB), ma con una fresca ventata di intelligente modernità, accenti di pop e venature di puro lirismo. Una perlina la “Variations On A Theme By Holst”, toccante l’intensa “Forgiving” con un solo frippiano che solca l’anima, geniali e raffinate “The Things We Throw Away” e “Doxi, Dali And Duchamp”, inquietante “Srebrenica”, magnifica la meditativa e commovente “When We Go Home”, ancora con Fripp a tessere assoli di una bellezza straordinaria. Then, il secondo cd, è il tributo personale di Jakszyk ai creativi e colorati anni Settanta di Londra e Canterbury. Magnifica la cover di “As Long As He Lies Perfectly Still” dei Soft Machine (e la voce del chitarrista non fa rimpiangere per una volta Robert Wyatt!) alla quale Jakko aggiunge in epigrafe due frammenti: “That Still and Perfect Summer” (a propria firma) e “Astral Projection in Pinner” composta da Stewart: la timbrica dell’organo è identica a quella degli Egg, e alla batteria siede Clive Brooks, drummer originale del trio. Il vero capolavoro interpretativo e una delle canzoni che ha segnato la formazione musicale di Jakko, “Pictures Of A City” dei King Crimson, che per l’occasione diventa “Pictures Of An Indian City”: con le nuove lyrics composte appositamente dallo stesso ex-crimson Pete Sinfield e i coloristici ricami alle tabla del fantastico Pandit Dinesh, il brano assume una statura estetica veramente elevata. L’altro omaggio cremisi, “Islands”, è probabilmente ancor più convincente dell’originale, grazie a un finale in crescendo di straordinaria bellezza. Immancabili le cover degli Henry Cow (“Nirvana For Mice” e “The Citizen King”) che riportano a sonorità e atmosphere forse troppo velocemente dimenticate. Da ascoltare ripetutamente, soprattutto per apprezzare fino in fondo l’eccellente e complesso lavoro chitarristico di Jakko, uno dei pochi autodidatti a ripetere a perfezione le parti di Fripp nei King Crimson e a metterci del suo, con grande gusto, virtuosismo e originalità.
Idealmente e concretamente legato The Bruised Romantic Glee Club è l’altro doppio CD della 21st Century Schizoid Band, Pictures Of A City: Live In New York: un dichiarato tributo alla band più originale del british rock anni Settanta, quei King Crimson dei quali qui ritroviamo l’immarcescibile Mel Collins ai fiati, Peter Giles al basso (il fratello di Mike aveva sostituito Greg Lake per la registrazione di In The Wake Of Poseidon), Ian McDonald alle tastiere e ai fiati, e il compianto Ian Wallace, batterista cremisi in Islands e Earthbound, recentemente scomparso a soli 61 anni per un cancro all’esofago proprio mentre stava per pubblicare il secondo volume della splendida rivisitazione in chiave jazz del repertorio dei King Crimson. Strana sorte quella dei batteristi della 21st CSB: Ian aveva infatti sostituito Mike Giles, impareggiabile drummer ma con qualche problema psicologico e comportamentale, che aveva abbandonato la band dopo un acclamato tour giapponese. Nell’agosto del 2004, con Wallace indisponibile per altri impegni, avrebbe dovuto unirsi temporaneamente al gruppo Guy Evans, il batterista dei Van Der Graaf Generator. Chissà ora se la 21stCSB calcherà ancora le scene e chi prenderà il posto di Ian dietro ai tamburi. In questo ottimo documento live registrato a New York, Jakko e compagni interpretano alcune delle più epiche e significative composizioni cremisi: dalla immancabile title track alla graffiante “Cat Food”, dall’epica “Cirkus” - in una versione strepitosa che mette in risalto il grande talento chitarristico di Jakszyk – alla delicatissima “Cadence & Cascade”, per finire con classici quali "The Court Of The Crimson King”, “Ladies Of The Road”, “Formentera Lady” e “Sailor’s Tale”. Oltre ai classici crimsoniani anche un paio di composizioni originali come la già citata “Catley’s Ashes” e “Let There Be Light” di Ian McDonald. Il secondo CD conclude il tributo ai King Crimson con versioni tutte da ascoltare di "I Talk To The Wind”, “Epitaph”, “21st Century Schizoid Man”, e la bellissima, struggente “Starless”. Non una semplice rilettura in chiave nostalgica, ma una splendida reinterpretazione che riesce perfino a colmare alcune lacune dei primi King Crimson dal vivo, considerata la complessità degli arrangiamenti dei brani in studio. Nelle versioni live di “Cirkus”, infatti, Fripp e Collins si concentravano entrambi sull’attacco di doppio mellotron dell’introduzione, e così era impossibile riascoltare la bellissima e complessa partitura di chitarra acustica. Ora, la compresenza di Collins e McDonald non solo permette a Jakko di riportare la chitarra in primo piano, ma anche di raddoppiare le parti di sax, rendendo le rivisitazioni della title track e di “Schizoid Man” ancor più potenti e fedeli di quelle suonate in concerto dalle prime incarnazioni cremisi. Per acquistare entrambi gli album sul web: http://www.burningshed.com/
Alessandro Staiti

lunedì 3 settembre 2007

Un evento da non perdere.... Pawn Hearts Day 2007


Il Gruppo di studio delle opere di Peter Hammill & Van der Graaf Generator (http://www.phvdggstudygroup.it/home_ita.htm rif. http://it.groups.yahoo.com/group/Hammillitalia/) nel trentacinquennale dell'uscita di Pawn Hearts organizza una seminario dedicato al mitico album dei VDGG.
L'evento si svolgerà a Guastalla (RE) il prossimo 6 e 7 Ottobre 2007 presso il teatro R. Ruggeri a Via Verdi.
Questa la scaletta delle giornate:

Sabato 6 Ottobre 2007 ore 19,30 inaugurazione della Mostra Documentaria su Pawn Hearts: copertine, recensioni, memorie.......
Plague of Lighthouse keepers : suoni recitazioni e sorprese

Domenica 7 Ottobre 2007 ore 9,15 Seminario di studioIl Tempo in cui Pawn Hearts guidava le classifiche italiane con Carlo Massarini (Roma) critico musicale, all'epoca conduttore della trasmissione "Per voiGiovani"

A seguire Pawn hearts, le Liriche: non solo testi letture e commenti di

Massimo Onesti (Roma) Attore, Gigi Cavalli Cocchi (Reggio Emilia) Musicista, Fiorello Tagliavini (Guastalla) attore e Marco Olivotto (Trento) Co-autore della raccolta di traduzioni dell'operadei VdGG

Dentro le musiche di Pawn Hearts con Ricardo Odriozola (Conservatorio di Bergen, Norvegia) Musicologo, curatoredella trascrizione di Pawn Hearts.... e con la telepartecipazione di Paul Whitehead.

La partecipazione alle sessioni di studio ed alla mostra è gratuita.

Un evento da non mancare....


La mia radio storia di Raniero Ruberti

Quando gli amici chiamano, non si può dire di no. O almeno ci proviamo!
Nei primi mesi del 1976, in pieno fenomeno “radiolibere”, confesso che io ascoltavo soprattutto una radio che si chiamava, mi pare, RAM 102 (RAM = Radio Antenna Musica), dove parlava un certo Massarini, bravino. Poi un amico dell’epoca, mi segnalò Onda Radio 101 e cominciai a seguire un po’ anche quella. Una sera, lo stesso amico, mi chiamò e mi disse che lui e un altro amico di trent’anni fa, avevano ottenuto di fare una trasmissione notturna presso questa Onda Radio. Ovviamente li ascoltai. Non ricordo molto di quella trasmissione, ma ricordo che da quella notte mi venne per la prima volta in mente di poter divulgare, anzi “trasmettere”, i miei gusti e le mie conoscenze musicali.
L’occasione si presentò d’estate: alcuni conduttori di Onda Radio, ragazzi come me, anche più giovani, partivano per le vacanze estive e il responsabile dei programmi, un certo Giorgio, al quale ero stato segnalato da quei due amici di prima, mi propose di fare un paio d’ore di trasmissione pomeridiana, in sostituzione dello speaker originario, partito appunto per le vacanze. Senza provino, con le sole istruzioni e raccomandazioni telefoniche di Giorgio, con i miei dischi e un po’ di paura, mi presentai nell’appartamentino della Balduina che ospitava gli “studi” di Onda Radio 101. C’era solo il tipo che finiva il programma prima del mio, non ricordo né il suo nome né la sua faccia, in due minuti mi istruì sul funzionamento pratico del mixer e dei due giradischi, prese la sua roba e se ne andò. Da solo, mentre andava quella che sarebbe stata da allora in poi la mia sigla (The Doors – Riders on the Storm), aumentò la paura di non farcela. Temevo che la “scaletta” che avevo preparato fosse troppo breve, che non piacesse, che non sapessi cosa dire tra un brano e l’altro. Per farla breve, quella prima volta fu un mezzo disastro: la voce non mi usciva e dimenticavo tutte le cose “intelligenti” che avevo pensato di dire per presentare e commentare i pezzi che mandavo. L’unica cosa che andava bene, e lo dico senza falsa modestia, era la selezione di brani che uscirono quel pomeriggio dalle radio sintonizzate su FM101.
Probabilmente per mancanza di alternative, Giorgio mi confermò nei ranghi di Onda Radio, anche quando tornò il ragazzo che avevo temporaneamente sostituito (che era, per inciso, Alessandro Staiti) e iniziò la mia straordinaria avventura sulle onde della radio.
In seguito ho conosciuto tante altre ragazze e ragazzi che prestavano la loro opera volontaria presso Onda Radio 101 (e poi un’altra emittente, Radio Rama), di tanti non ricordo il nome, di alcuni sono rimasto amico. Mi rimane la gioia di aver percorso un tratto della mia vita insieme a tutti loro.

Raniero

Grazie Raniero da Alessandro e Marco

La vera stringa di benvenuto........

Lo spazio, come sappiamo, è tiranno.
Quella che segue è la nostra stringa di benvenuto completa.
Ideata e scritta da Alessandro.
Buone riflessioni.........


Quei che vuoi che si contragga
devi farlo espandere,
quei che vuoi che s'indebolisca
devi farlo rafforzare...
(dal Tao The Ching - XXXVI - L'occulto e il palese)

Veniamo dalle Radio Libere, quelle che improvvisamente a metà degli anni Settanta riempirono di voci, suoni e rumori l’etere, fino ad allora monopolio di Stato. Veniamo da Onda Radio 101, una delle prime radio “pirata” della Capitale. Oggi siamo tornati e potete ascoltarci su http://www.broadcastitalia.it/, la prima radio sul web che ripropone lo spirito, i contenuti e la musica di quello splendido periodo, ricco di cultura, emozioni, speranze e utopie. “Progresso a Ritroso” nasce per dare un futuro a quel passato glorioso. E talvolta per andare avanti è necessario fare un passo indietro... Come recita il saggio: “Un viaggio lungo mille chilometri inizia con un piccolo passo”.

Vivere per il presente,
sognare per l'avvenire,
imparare dal passato...
(Anonimo)

venerdì 31 agosto 2007

Radio Libere: perchè il passato abbia un futuro

Radio Libere: perché il passato abbia un futuro
di Alessandro Staiti
(pubblicato su Atlas Orbis- n. 8 luglio 2007, periodico di Geopolitica, Sicurezza e Informazione)
Parlare oggi della radio, pioniere della comunicazione senza fili, può sembrare superfluo. Nel nostro mondo sempre più tecnologizzato, la radio sembra uno strumento obsoleto: eppure la radio continua a divertire, informare, tenere compagnia a molti di noi. Non è uno strumento impegnativo e invadente come la televisione: si può sentire in sottofondo, oppure ascoltarla con più attenzione. Possiamo decidere… e non è una questione da poco, in un mondo in cui alla quantità di informazioni che ci giunge da ogni mezzo non corrisponde altrettanta libertà di scelta. La radio, inoltre, è riuscita a “mescolarsi” con i più avanguardistici mezzi di comunicazione: la possiamo ascoltare in auto ormai da tempo, ma oggi la troviamo anche nei telefoni cellulari, nei lettori di file musicali mp3, nei personal computer e soprattutto su Internet con una quantità di stazioni pressoché inimmaginabile fino a qualche decennio fa. Per noi oggi è normale cambiare stazione, sintonizzarci sul programma che preferiamo, ma se risaliamo indietro di una trentina di anni ci accorgiamo che in realtà viviamo le conseguenze di una grande rivoluzione che avvenne nell’etere italiano nel 1975. Perché prima c’era soltanto Mamma Rai…
Il 10 marzo 2005 è stato celebrato il trentennale della radiofonia privata. Per convenzione è stata assunta la fondazione di Radio Milano International come data di nascita del fenomeno, ma già dal 1974 altre piccole emittenti avevano iniziato a trasmettere anche a Parma e Bologna. Un fenomeno che rivoluzionò letteralmente il panorama radiofonico italiano. Perché nel luglio 1974 la sentenza n. 225 della Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimo il monopolio statale sulle trasmissioni sino alla definizione di un nuovo assetto normativo sul servizio pubblico. In quella terra di nessuno si insinuò l’iniziativa di alcuni coraggiosi pionieri e nacquero un po’ ovunque le radio private. All’inizio erano chiamate anche radio libere, perché non vi era quella censura e quella rigida seriosità istituzionale che aveva caratterizzato fino ad allora Radio Rai; o radio pirata, perché venivano denunciate, spente e poi riaccese in base alla sopra citata sentenza della Corte Costituzionale). Nell’estate del 1975 sulla modulazione di frequenza in Italia vi erano circa 150 emittenti, un anno dopo 600, nel 1984 erano già diventate 4200! Un caso unico in Europa che non solo fece lievitare la vendita degli apparecchi radiofonici del mille per cento, ma che soprattutto diede vita a una sorta di sconfinato laboratorio di comunicazione in cui venivano sperimentati nuovi modelli e nuove forme di broadcast. Certamente con qualche limitazione: perché le radio private erano ovviamente una realtà locale (lo stabilì poi anche per legge la sentenza n. 202/1976 della Corte Costituzionale); perché non possedevano nella maggior parte dei casi una solidità economica e tecnologica, tanto che molto era basato sulla buona volontà e lo spirito amatoriale di chi vi lavorava con entusiasmo.
Ma era proprio l’entusiasmo la chiave di volta di quella rivoluzione della comunicazione nel nostro Paese, in linea con il generale cambiamento dei costumi che si andava affermando. Lo rimarca in modo molto romantico Maurizio Amici, pioniere della radiofonia romana con Radio Hanna e fondatore assieme al fratello Giancarlo, a David Del Bufalo e molti altri dell’associazione Libere Voci (www.liberevoci.com): “… era il sogno di Davide che sconfiggeva Golia (la RAI e Radio Montecarlo). Anni lunghi da raccontare per l’avvicendarsi di emozioni, di tentativi, di innovazioni continue basate spesso sulla creatività e sulla genialità di neofiti convinti di poter cambiare il mondo. I cambiamenti ci sono stati; la società, grazie alle radio pirata e libere, ha modificato le proprie scelte, ha inconsapevolmente utilizzato, per la prima volta nel mondo dell’informazione radiotelevisiva, la libertà di scelta. Oggi le radio sono un’industria, piegata per lo più alla logica del mercato, al raggiungimento di un fatturato e la libertà su cui poggiava le fondamenta l’idea degli anni 70, si è in gran parte svilita”.
Le conquiste e le innovazioni delle radio libere sono poi state inglobate anche da Radio Rai, con le trasmissioni in notturna, le dediche e sopratutto le telefonate degli ascoltatori in diretta, uno dei fenomeni più significativi. Prima che le emittenti private introducessero queste novità, per il cittadino era più difficile comunicare con la radio: doveva scrivere una lettera, avere la fortuna di essere sorteggiato e così avrebbe avuto forse la remota possibilità di sentire il proprio nome via etere. Oggi con la Talk Radio, con i programmi di opinione, l’ascoltatore può entrare direttamente in trasmissione, fare domande al personaggio di turno, partecipare a dibattiti e discussioni. Vi è stata una rivoluzione dell’ascolto: non più l’atteggiamento in qualche modo passivo di chi sta dall’altra parte del ricevitore, ma la partecipazione attiva allo svolgimento della trasmissione. In altre parole anche l’ascoltatore fa la radio. Inimmaginabile fino ad allora. Sicuramente un grande segnale di democrazia e libertà.
Rimane da chiedersi se con l’avvento di grandi network nazionali siano ormai tramontati quei fremiti di creatività e chiusi quegli spazi di libertà inaugurati dalle radio libere negli anni Settanta. In gran parte probabilmente sì, perché il mercato ha una sua ferrea logica e impone una professionalità che spesso soffoca la spontaneità.
Ma forse non è andato tutto perduto, proprio grazie all’iniziativa di associazioni come Libere Voci, che ha dato vita a Broadcastitalia (www.broadcastitalia.it), un sito internet completo di una stazione radio in streaming, che ha un intento ben preciso: dare futuro a un glorioso passato, mettendo on-line programmi, testimonianze e storie delle prime emittenti radiofoniche libere italiane, tentando di costituire la prima radio-nastroteca privata. Un’impresa in cui finora nessuno si era cimentato.
È sempre Maurizio Amici ha spiegare la genesi dell’iniziativa: “Inizia l'avventura, o forse non è mai finita. 30 anni fa, più o meno in contemporanea, nascevano in Italia le radio libere, sorgevano come funghi, dalla sera alla mattina… Allora c'era in Italia una grande voglia di libertà, di democrazia. Una delle libertà fondamentali del cittadino sancite dalla nostra Costituzione è quella di poter comunicare con ogni mezzo le proprie idee, e su questo fulcro che in molti di noi ha fatto leva la voglia di accendere trasmettitori, di andare contro una lacunosa legge che sanciva il monopolio della RAI, di rischiare il sequestro delle apparecchiature e una denuncia penale. Forse oggi le cose sono cambiate, le radio libere sono diventate aziende… Lo spirito di libertà che ha spinto i ragazzi di 30 anni fa ad accendere il trasmettitore non esiste più, chissà forse va bene così. Forse anche questa è evoluzione. Dico forse perché non ci credo poi tanto… C'è ancora in ognuno di noi la voglia di comunicare di ridere e giocare con la nostra passione, di sentirci giovani nello spirito, quali evidentemente siamo, e di tentare una nuova sfida. Nasce così Broadcastitalia, all'insegna del nostro motto «Perché il passato abbia un futuro». Se 30 anni fa abbiamo provato a fare qualcosa più grande di noi, riuscendoci peraltro, non vedo perché dovremmo scoraggiarci in questa nuova avvincente sfida. Una «banda» di ex è già all'opera”.
È proprio così, forse l'avventura non è mai finita. Confidando che le nuove generazioni possano fare tesoro di questa grande esperienza per mantenere accesa la fiamma di quei valori di partecipazione e confronto che sono alla base di una moderna società democratica.
Alessandro Staiti

martedì 28 agosto 2007

La mia radio storia di Marco Zacchia

Provare a raccontare questa piccola storia non è facile.
Non è la solita frase fatta e a dire la verità non c’è nulla di grave o di eccezionale.
Ci sono solo tanti anni di differenza ma le stesse emozioni.
Ed è raccontare le emozioni la cosa più difficile.
Sia perché sono una persona riservata sia perché temo sempre di non essere all’altezza.
Comunque…..
Lavoravo da poco, ho iniziato molto presto, ed ero in ferie. Ottobre.
All’epoca, nella mia azienda, i giovani ed i neo assunti non godevano di privilegi come le ferie estive. Se ti andava bene era l’inizio di giugno o la fine di settembre. Io scelsi ottobre perché è il mese in cui sono nato e perché non tutti sanno dell’estrema bellezza di ottobre che porta nelle sue botti mosto ed ebbrezza (Guccini).
Insomma, oltre le facili e pur vere battute, bighellonavo noiosamente per casa e mi divertivo a giracchiare la manopola della mia nuova radio Grundig, comprata con i soldini dei primi stipendi, ascoltando queste “radio pirata” esplose nell’etere.
Finalmente musica in libertà, persone giovani come me in voce e non i soliti programmi di mamma RAI.
Gira e rigira capito su una frequenza che “manda” bella musica e mi colpisce la voce del conduttore. Ma io la conosco questa voce? Mi metto attento ad ascoltare mentre avanza il suono dei Led Zeppelin. Alla fine capisco chi è. Prendo coraggio, alzo il telefono e chiedo una canzone: Summertime di Janis Joplin (ho sempre adorato questa canzone) e mi presento. Era un (ex) compagno di classe del primo liceo.
Due chiacchere al telefono mentre gira il disco:
“perché non vieni a vedere la radio”;
“ma certo” (ci speravo).
La prima volta sono stato seduto in religioso silenzio a vedere questo meraviglioso mondo della radio. La prima volta, perché poi ho spesso, sempre, accompagnato questo amico portando anche i miei dischi.
Poi, timidamente e per gioco, una prima in “voce”, a seguire, una sera per un’emergenza, mi ono trovato da solo con due ore tutte mie.
Andò bene ed arrivò una trasmissione tutta mia.
Era il 1976.
Ho ricoperto diverse fasce orarie, ma la mia preferita era, e sempre sarà, quella notturna.
Sinceramente non ricordo se iniziavamo alle 22,00 o alle 23,00. In ogni modo stare in quello “studio” con i due piatti, il mixerino proprio davanti a te con il microfono e tutte quelle ore disponibili era bellissimo.
All’inizio non cera un “attenzione“ commerciale, ma sicuramente le ore diurne erano più vicine alle esigenze di “svago” degli ascoltatori. Ma la notte la libertà del conduttore era assoluta. Mandavo intere suite come Echoes dei Pink Floyd (23 minuti) senza interruzioni di voce. E il telefono squillava in continuazione. Il popolo della notte era con te e non solo sintonizzato ma in sintonia.
Era inebriante sentire di poter “trasmettere” agli ascoltatori le tue emozioni e riceverne di simili in ricambio.
Non ho mai curato eccessivamente le scalette. Prendevo i miei LP scegliendoli in ragione delle mie voglie di ascolto, andavo in radio e passavo quello che mi sembrava più opportuno.
E poi ho conosciuto tante persone eccezionali: Bruno, Raniero, Massimo, Alessandro, Francesco, Patrizia e tanti altri.
Ancora oggi siamo amici, di quelli veri.
Siamo andati avanti per quasi due anni.
Poi il “mercato” ha iniziato a cambiare le regole. I costi sono aumentati, le scelte di programmazione pian piano si sono modificate e si scelse, legittimamente per sopravvivere, la strada “commerciale”.
Fui fuori. Passai ad un’altra radio, ma durò poco. La magia, la mia magia, si era persa.
Questa la storia di allora.
Mi è sempre mancata la radio. Tantissimo.
In questi trent’anni ho sempre pensato a quella magia con nostalgia e con voglia di ritornare.
Ho sentito un bisogno “fisico” di avere una notte mia davanti al microfono, con la mia musica e i miei libri. Ho sentito il “bisogno” di farmi ascoltare ma soprattutto di ascoltare.
Dirò di più: ho sempre creato nella mia mente programmi e scalette.
Ho voglia, ad esempio, di leggere in voce l’autobiografia di Miles Davis e accompagnarla con scelte musicali sia del maestro sia dei suoi contemporanei.
Sinceramente ci sto lavorando.
Che vita sarebbe senza, almeno, un sogno nel cassetto?
Poi, qualche mese orsono, il sogno si concretizza.
Arriva broadcastitalia. E per quasi per gioco si torna in voce.
E’ via Web (dicono che è il futuro), i contatti per ora sono pochi e la mia ruggine è tanta.
Ma che emozione la prima sera.
Quasi le parole non uscivano.
Eccoci di nuovo con tante cose da raccontare che per quante sono ho fatto un gran confusione.
Quante idee.
E soprattutto stare in voce con gli amici di allora ma essenzialmente stare con Alessandro e giocare alla “radio”.
Ho un obiettivo da raggiungere: tornare ad essere libero con gli ascoltatori. Libero (e un pochino pirata) come tanti fa, noi, insieme, con le nostre “sensazioni”.

Marco