martedì 4 settembre 2007

Jakko M. Jakszyk - Una bella recensione


In attesa di commentare le nostre trasmissioni, cogliamo l'occasione per scrivere e condividere con voi alcune impressioni musicali.

Nel corso della nostra ultima trasmissione di "Progresso a Ritroso" su http://www.broadcastitalia.it/ abbiamo fatto ascoltare Jakko M. Jakszyk chitarrista della 21 Century Schizoid Band e il ritorno degli ascoltatori è stato entusiastico.

Ecco una bella recensione........


Ringraziamo la rivista "Chitarre" ed invitiamo tutti a dare un'occhiata a questo bel periodico.


Recensioni di Alessandro Staiti pubblicate su Chitarre n. 254 di aprile 2007

Jakko M. Jakszyk
The Bruised Romantic Glee Club
Iceni

21st Century Schizoid Band
Pictures Of A City: Live In New York
Iceni

Jakko M. Jakszyk - eccellente chitarrista e cantante – si è fatto notare negli anni Novanta con i Level 42 di Mark King, ma le sue preziose collaborazioni di estendono ai Rapid Eye Movement (conDave Stewart e Pip Pyle), Dizrhythmia, e The Lodge (con John Greaves e Peter Blegvad degli Henry Cow). Jakko nasce a Londra come Michael Lee Curran l’8 giugno del 1958 da Peggy Curran e da un ignoto pilota americano. A 18 mesi viene adottato dagli emigranti Norbert e Camille Jakszyk. È sposato con la modella Amanda Giles, figlia del leggendario Michael Giles, batterista dei King Crimson e per breve tempo della 21st Century Schizoid Band. Parte di questa tormentata autobiografia viene raccontata nell’ultimo, splendido e imperdibile doppio album di Jakko, The Bruised Romantic Glee Club, impreziosito dai contributi di Mel Collins, Peter Sinfield, Robert Fripp, Hugh Hopper, Dave Stewart, Ian McDonald, Ian Wallace, John Giblin, Clive Brooks, Danny Thompson, Mark King, Pandit Dinesh e Gavin Harrison. Now, il primo CD, contiene tutte composizioni originali di Jakko. È il presente, appunto, costruito su robuste e complesse tessiture strumentali che rimandano al prog (stupenda proprio la title track, con folate di mellotron e gli imperdibili fiati di Collins) e al jazz (bellissima “Catley’s Ashes”, già ascoltata in una differente versione nel primo album della 21st CSB), ma con una fresca ventata di intelligente modernità, accenti di pop e venature di puro lirismo. Una perlina la “Variations On A Theme By Holst”, toccante l’intensa “Forgiving” con un solo frippiano che solca l’anima, geniali e raffinate “The Things We Throw Away” e “Doxi, Dali And Duchamp”, inquietante “Srebrenica”, magnifica la meditativa e commovente “When We Go Home”, ancora con Fripp a tessere assoli di una bellezza straordinaria. Then, il secondo cd, è il tributo personale di Jakszyk ai creativi e colorati anni Settanta di Londra e Canterbury. Magnifica la cover di “As Long As He Lies Perfectly Still” dei Soft Machine (e la voce del chitarrista non fa rimpiangere per una volta Robert Wyatt!) alla quale Jakko aggiunge in epigrafe due frammenti: “That Still and Perfect Summer” (a propria firma) e “Astral Projection in Pinner” composta da Stewart: la timbrica dell’organo è identica a quella degli Egg, e alla batteria siede Clive Brooks, drummer originale del trio. Il vero capolavoro interpretativo e una delle canzoni che ha segnato la formazione musicale di Jakko, “Pictures Of A City” dei King Crimson, che per l’occasione diventa “Pictures Of An Indian City”: con le nuove lyrics composte appositamente dallo stesso ex-crimson Pete Sinfield e i coloristici ricami alle tabla del fantastico Pandit Dinesh, il brano assume una statura estetica veramente elevata. L’altro omaggio cremisi, “Islands”, è probabilmente ancor più convincente dell’originale, grazie a un finale in crescendo di straordinaria bellezza. Immancabili le cover degli Henry Cow (“Nirvana For Mice” e “The Citizen King”) che riportano a sonorità e atmosphere forse troppo velocemente dimenticate. Da ascoltare ripetutamente, soprattutto per apprezzare fino in fondo l’eccellente e complesso lavoro chitarristico di Jakko, uno dei pochi autodidatti a ripetere a perfezione le parti di Fripp nei King Crimson e a metterci del suo, con grande gusto, virtuosismo e originalità.
Idealmente e concretamente legato The Bruised Romantic Glee Club è l’altro doppio CD della 21st Century Schizoid Band, Pictures Of A City: Live In New York: un dichiarato tributo alla band più originale del british rock anni Settanta, quei King Crimson dei quali qui ritroviamo l’immarcescibile Mel Collins ai fiati, Peter Giles al basso (il fratello di Mike aveva sostituito Greg Lake per la registrazione di In The Wake Of Poseidon), Ian McDonald alle tastiere e ai fiati, e il compianto Ian Wallace, batterista cremisi in Islands e Earthbound, recentemente scomparso a soli 61 anni per un cancro all’esofago proprio mentre stava per pubblicare il secondo volume della splendida rivisitazione in chiave jazz del repertorio dei King Crimson. Strana sorte quella dei batteristi della 21st CSB: Ian aveva infatti sostituito Mike Giles, impareggiabile drummer ma con qualche problema psicologico e comportamentale, che aveva abbandonato la band dopo un acclamato tour giapponese. Nell’agosto del 2004, con Wallace indisponibile per altri impegni, avrebbe dovuto unirsi temporaneamente al gruppo Guy Evans, il batterista dei Van Der Graaf Generator. Chissà ora se la 21stCSB calcherà ancora le scene e chi prenderà il posto di Ian dietro ai tamburi. In questo ottimo documento live registrato a New York, Jakko e compagni interpretano alcune delle più epiche e significative composizioni cremisi: dalla immancabile title track alla graffiante “Cat Food”, dall’epica “Cirkus” - in una versione strepitosa che mette in risalto il grande talento chitarristico di Jakszyk – alla delicatissima “Cadence & Cascade”, per finire con classici quali "The Court Of The Crimson King”, “Ladies Of The Road”, “Formentera Lady” e “Sailor’s Tale”. Oltre ai classici crimsoniani anche un paio di composizioni originali come la già citata “Catley’s Ashes” e “Let There Be Light” di Ian McDonald. Il secondo CD conclude il tributo ai King Crimson con versioni tutte da ascoltare di "I Talk To The Wind”, “Epitaph”, “21st Century Schizoid Man”, e la bellissima, struggente “Starless”. Non una semplice rilettura in chiave nostalgica, ma una splendida reinterpretazione che riesce perfino a colmare alcune lacune dei primi King Crimson dal vivo, considerata la complessità degli arrangiamenti dei brani in studio. Nelle versioni live di “Cirkus”, infatti, Fripp e Collins si concentravano entrambi sull’attacco di doppio mellotron dell’introduzione, e così era impossibile riascoltare la bellissima e complessa partitura di chitarra acustica. Ora, la compresenza di Collins e McDonald non solo permette a Jakko di riportare la chitarra in primo piano, ma anche di raddoppiare le parti di sax, rendendo le rivisitazioni della title track e di “Schizoid Man” ancor più potenti e fedeli di quelle suonate in concerto dalle prime incarnazioni cremisi. Per acquistare entrambi gli album sul web: http://www.burningshed.com/
Alessandro Staiti

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